Cookie Consent by Free Privacy Policy website Accomodatevi InGalera - Le sedute e i tavoli Pedrali nel primo ristorante all’interno di un carcere italiano
ottobre 28, 2015 - Pedrali

Accomodatevi InGalera - Le sedute e i tavoli Pedrali nel primo ristorante all’interno di un carcere italiano

Un progetto unico, un ponte reale che per la prima volta mette in comunicazione il “fuori e il
dentro”. E' questo lo scopo di InGalera, il primo esempio in Italia di un'attività di ristorazione
aperta a tutti e nata all'interno di un carcere, la II Casa di Reclusione di Milano Bollate, nota per
la sua politica penitenziaria volta a valorizzare l’aspetto rieducativo della pena.
L’ambizioso percorso del Carcere di Bollate iniziata nel 2004 con la nascita di ABC La sapienza
in tavola, cooperativa sociale che crede nel valore del percorso riabilitativo nel tentativo di
eliminare lo stigma che la società imprime a chi ha trascorso un periodo della propria vita in
carcere. La cooperativa ha avviato con successo da anni un servizio di catering di alto livello e
continua oggi con l’apertura di un ristorante aperto al pubblico esterno, che offre 52 posti a
sedere ed è aperto a pranzo e a cena, dal lunedì al sabato. Ci lavorano complessivamente nove
persone, cinque in cucina e quattro in sala, assunte dalla cooperativa. Sono tutti detenuti, a
esclusione dello chef e del maitre, professionisti esterni chiamati a dare prestigio al progetto.
Gli interni sono stati curati dall’architetto Augusta Comi: “L’idea progettuale del ristorante
InGalera nasce dall’osservazione delle linee essenziali e rigorose tipiche degli ambienti delle
strutture carcerarie, luoghi in cui l'aspetto funzionale è tenuto in grande considerazione. L’uso
dei colori pastello, che riprende il tema delle cornici delle finestre della facciata, dona all’ambiente
un carattere di leggerezza e elegante sobrietà”.
Un ristorante accogliente e luminoso nel quale si inseriscono armoniosamente gli arredi Pedrali
scelti: il tratto sottile e lineare delle sedute Volt, con e senza braccioli nei colori bianco e beige,
disegnate da Claudio Dondoli e Marco Pocci, e i tavoli Inox con basamento verniciato bianco.
Un ottimo esempio di sinergia tra il pubblico e il privato, che oltre a fornire ai detenuti
competenze formative e lavorative utili al loro reinserimento sociale offre a tutti l’opportunità di
interfacciarsi con il mondo carcerario e riflettere sul senso della pena.

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