Cookie Consent by Free Privacy Policy website Monica Bonvicini As Walls Keep Shifting a cura di Nicola Ricciardi con Samuele Piazza
novembre 04, 2019 - ogr

Monica Bonvicini As Walls Keep Shifting a cura di Nicola Ricciardi con Samuele Piazza

31 ottobre 2019 – 9 febbraio 2020 Opening: giovedì 31 ottobre 2019 dalle 19.00 alle 21.00

BINARIO 1
#ogr - Officine Grandi Riparazioni Corso Castelfidardo 22, Torino

Le OGR – Officine Grandi Riparazioni di Torino presentano As Walls Keep Shifting, la prima personale in un’istituzione italiana di Monica Bonvicini, curata da Nicola Ricciardi con Samuele Piazza e ospitata nel BINARIO 1 delle #ogr dal 31 ottobre 2019 al 9 febbraio 2020.

In occasione della #mostra alle #ogr la ricerca dell’artista si materializza in un’imponente installazione site-specific in cui lo spazio espositivo del BINARIO 1 viene preso come punto di partenza per innescare una critica sull'architettura, sulla sua storia e sulla sua memoria, creando un coinvolgimento diretto del pubblico.

As Walls Keep Shifting – titolo della #mostra e frase tratta dal romanzo House of Leaves di Mark Z. Danielewski – suggerisce una potente immagine metaforica del rapporto che l’uomo ha con l'ambiente costruito. Riflettendo sulle pareti e sui muri, che a volte costruisce e altre distrugge, Monica Bonvicini prende l’atto del "costruirsi una casa" come un esercizio artistico e indaga la creazione dello spazio individuale e privato con le problematiche che ne conseguono, come l'isolamento, le dinamiche di esclusione, le delusioni e i risentimenti che stanno alla base dell’aumento dei movimenti reazionari.

Il nuovo progetto di Monica Bonvicini, grazie all’utilizzo di luci teatrali, divide in due parti il BINARIO 1 delle #ogr che risulta quindi occupato per metà da una grande struttura a forma di casa a dimensioni reali (10 m. di lunghezza per 8 m. di altezza e profondità).
Costituito da uno scheletro di travi in legno, il telaio dell’edificio è lasciato vuoto, come se si dovessero ancora aggiungere pareti, finestre e finiture. La percezione è quella di una strana indeterminatezza: la funzionalità è resa instabile ma allo stesso tempo viene suggerita una nuova possibilità di utilizzo e relazione.

Il piano architettonico utilizzato dall’artista è quello di una villetta bifamiliare – tipica nel Nord Italia degli anni '60 e '70 – ma la planimetria originale è stata tagliata a metà e ne è stata costruita solo una parte, quella che idealmente è destinata a una sola famiglia: questo gesto crea uno spazio negativo, in cui la mancanza della parte speculare della struttura spinge il visitatore a considerare il vuoto e il buio che sono stati lasciati nello spazio.

L'intervento funziona sia come scultura su larga scala che come display espositivo per le opere dell’artista: sculture, lavori bidimensionali e alcune nuove produzioni che assumono a loro volta una nuova estetica e una nuova funzione.

Esposta per la prima volta nella sua interezza in questa occasione, composta da 34 elementi e frutto degli ultimi due anni di lavoro di Monica Bonvicini, la documentazione fotografica Italian Homes (2019) è il punto di partenza dell’intera installazione delle #ogr. Tutte le immagini raffigurano delle villette bifamiliari lombarde degli anni ’60, ma ogni fotografia differisce dalle altre solamente per il modo in cui questi edifici sono stati modificati (rimodellati, ridipinti o decorati) dai loro proprietari, diventando così il ritratto di chi le ha abitate o ancora le abita. È in questo modo che l’opera mette in contrasto l'individualità e la singolarità con la standardizzazione e l'omogeneizzazione.

L'interno del telaio della casa è illuminato da White Out (2019): una nuova opera luminosa che riunisce articoli fabbricati in serie in un’unica struttura, caotica ma perfettamente funzionante è in grado di mettere in discussione l'eredità del tardo Modernismo così vicina ai metodi di produzione industriale.

Fuori dalla struttura, a creare l’illusione di una situazione da esterno, Structural Psychodrama #4 (2019), una rampa di scale in cemento legata da una catena ornata da numerosi lucchetti. La connotazione da “... e vissero tutti felici e contenti” associabile al simbolo kitsch di romanticismo urbano suggerito dai lucchetti si scontra con l’aspetto grezzo del materiale e fa pensare a qualcosa di incompiuto e poi abbandonato e dimenticato.

Le opere di Monica Bonvicini sono intrise di rimandi alla storia dell’arte e di riferimenti a opere letterarie che descrivono la domesticità. Il ritorno alla periferia e alle aree rurali, l'idea di rivisitare i luoghi d'origine come mezzo per superare le soglie delle bolle economiche, sociali e politiche, è al centro di una riflessione sull'attuale frammentazione della società.

In occasione di As Walls Keep Shifting un catalogo, pubblicato da #ogr, in uscita nel 2020, raccoglierà una serie di nuovi saggi nati in relazione all'installazione presso le Officine Grandi Riparazioni e ne documenterà le varie fasi di ricerca.