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aprile 16, 2020 - Esh gallery

Fuku Fukumoto

Nata a Kyoto nel 1973, tra i maggiori centri di produzione ceramica del mondo, Fuku Fukumoto fa parte della seconda generazione di ceramiste ad aver cambiato il panorama della ceramica giapponese contemporanea.

Durante gli studi all’Università delle Arti di Kyoto, Fukumoto subisce l’influenza della ceramica giapponese degli anni Cinquanta, la cui svolta modernista, ispirata all’opera di Isamu Noguchi, consacra il modello dell’oggetto estetico fine a sè stesso.

Ma le opere di Fukumoto non possono essere classificate semplicemente come oggetti esteticamente autonomi dal momento che nella forma delle sue opere si presuppone quasi sempre un utilizzo.
Nonostante il profondo rispetto verso l’eredità culturale della propria città, l’artista non si focalizza sulla tradizione per dare vita alle proprie opere.

Il suo obiettivo non è quello di riportare alla luce il modello artigianale della tradizione, ma piuttosto di accostarsi ad esso perfezionando alcune delle proprietà della porcellana ancora poco sperimentate nel lavoro dei maestri ceramisti giapponesi.

Attraverso l’equilibrio asimmetrico il lavoro di Fukumoto si allontana apertamente dal canone tradizionale, generando nella sua realizzazione un’impressione di plasmabile organicità.
I risultati più evidenti delle prove di Fukumoto sulle potenzialità della porcellana sono le sezioni impilate di anelli che appaiono nei corpi di alcuni dei suoi vasi.
I bordi sottili e imprecisi delle sue opere sembrano ondeggiare con la lenta fluidità di un liquido, senza mai assestarsi in un equilibrio statico.

Dopo una cottura “bisque”, Fukumoto unisce i frammenti l’uno all’altro e al corpo principale dell’opera con uno smalto di ossido verde o blu-azzurro. Durante la seconda cottura, le sezioni del vaso si spostano e si deformano, a volte presentando una silhouette simile a quella umana.
Le superfici bianche dei suoi vasi riflettono la purezza e il carattere effimero della natura, spesso evocata nei titoli delle sue opere. Fukumoto, infatti, sceglie sempre dei titoli che rappresentano la natura mutevole dei fenomeni naturali, come “ghiaccio sottile”, “luce lunare” e “nuvola”.

L’essenzialità dei vasi di Fukumoto può suggerire una certa volontà minimalista. Allo stesso tempo, il suo lavoro non può essere descritto come minimal, poiché l’apparente semplicità dei suoi pezzi è in realtà una conseguenza del fatto che l’attenzione dello spettatore si focalizza su un’opera alla volta. In realtà le sue opere sono spesso esposte in gruppo e devono essere fruite nel loro insieme.
Ogni opera è realizzata singolarmente, ma il lavoro del’artista non può essere inteso come un semplice oggetto fine a sé stesso. Al contrario, è evidente il legame con la tradizione del vaso funzionale.

Attraverso il suo lavoro, Fukumoto intende ricercare un legame tra la propria espressività e l’eredità di Kyoto: un percorso personale lungo i confini della tradizione, lontano dalla volontà di esprimere l’unicità del sé.

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